Se sei disoccupato, nel 2025 potrai sfruttare ben due misure per accedere alla pensione. Vediamo quali sono e i requisiti da soddisfare.
Anche i disoccupati hanno diritto alla pensione? La risposta è sì ma solo attraverso determinate misure possono accedervi. La questione delle pensioni resta ancora molto complessa nel nostro Paese: non uno ma mille nodi da districare per rispondere a diverse istanze.
Da un lato, infatti, vi è l’esigenza di aumentare gli attuali assegni previdenziali e, soprattutto, le pensioni minime che sono tra le più basse all’interno dell’Unione europea e inducono sempre più pensionati a fuggire dall’Italia. Dall’altro lato, per combattere la disoccupazione giovanile sarebbe opportuno promuovere misure di pensione anticipata.
Il Governo di Giorgia Meloni si è posto l’obiettivo di superare la legge Fornero entro la fine di questa prima legislatura: obiettivo non semplice. Ci riuscirà? Per il momento è presto per dirlo ma ciò che, invece, si può dire con certezza è che, il prossimo anno, i disoccupati potranno fruire di ben due misure per andare in pensione.
Restare senza lavoro all’improvviso è un dramma per tutti e a qualunque età. Ma a 30-35 anni è sicuramente più facile rimettersi in gioco e trovare una nuova occupazione piuttosto che a 60. Come fare se non si ha un lavoro ma non si hanno ancora i 67 anni richiesti dalla legge Fornero per poter accedere alla pensione di vecchiaia?
Anche nel 2025, con ogni probabilità, ritroveremo due misure che permettono ai disoccupati non solo di andare in pensione ma anche di andarci con largo anticipo rispetto alla legge Fornero. Stiamo parlando di Quota 41 e di Ape sociale. Entrambe le misure si rivolgono alle medesime categorie:
La differenza sostanziale è questa: per fruire di Quota 41 non è necessario soddisfare nessun requisito anagrafico, si può accedere alla pensione a qualunque età ma bisogna aver maturato almeno 41 anni di contributi di cui almeno 1 deve essere stato versato prima di aver compiuto 19 anni.
Ape sociale, invece, ha un requisito contributivo decisamente più basso: bastano appena 30 anni di contributi. Ma bisogna avere almeno 63 anni e 5 mesi di età e, nel 2025, il requisito anagrafico potrebbe essere modificato. Quale delle due misure è più vantaggiosa? Beh dipende dalla situazione in cui ci si trova.
Sicuramente, dal punto di vista economico, Ape sociale presente degli svantaggi poiché l’assegno previdenziale non può mai superare i 1500 euro al mese, non è reversibile in caso di decesso, non è soggetto alla rivalutazione annua e non sono previste né la tredicesima né la quattordicesima.
Inoltre, se si volesse tornare a lavorare per arrotondare la propria pensione, con Ape sociale non si può: ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro lordi all’anno. Tutte queste limitazioni, tuttavia, vengono meno quando il titolare della pensione compie 67 anni.
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