I farmaci stanno letteralmente inquinando la fauna marina: Le conseguenze devastanti nei prossimi anni secondo gli esperti.
Come ormai noto a tutti, alcuni medicinali spesso considerati ‘innocui’ perché prescritti da medici, sono in realtà delle vere e proprie droghe, in grado di causare dipendenza e gravi effetti collaterali se abusati.
Parliamo di farmaci oppioidi come ossicodone e morfina, o di ansiolitici e sedativi come le benzodiazepine. Questi medicinali, nati per trattare patologie specifiche, possono diventare estremamente pericolosi per l’organismo umano se utilizzati al di fuori delle indicazioni mediche o in quantità superiori.
Il problema però, non sembra riversarsi solo per il genere umano, strettamente controllato in tal senso, ma sulla fauna marina. Si parla di condizioni drammatiche. Tra queste rientrano antidepressivi che rimuovono il senso di pericolo per le prede marine, fino ad anticoncezionali in grado di cambiare il sesso dei pesci.
La situazione, più attuale che mai, è chiara: le acque del nostro pianeta stanno diventando vere e proprie discariche di farmaci, con conseguenze allarmanti per gli ecosistemi marini.
Ad esempio, alcuni antidepressivi possono alterare il comportamento delle prede, così da renderle meno attente ai predatori, mentre gli anticoncezionali interferiscono con il ciclo riproduttivo dei pesci, causando cambiamenti di sesso in alcune specie. Si tratta dunque di un disastro silenzioso, che si sviluppa lentamente, ma che rischia di provocare danni irreversibili negli anni a venire.
Ed è qui che una domanda sorge spontanea: come fanno i farmaci ad inquinare il mare? Questi medicinali finiscono nei nostri ecosistemi attraverso diversi canali, ed è proprio questo il problema. Innanzitutto, ci sono gli scarichi industriali: durante la produzione, molte aziende farmaceutiche rilasciano nell’ambiente residui chimici che non vengono adeguatamente trattati.
A peggiorare la situazione, ci sono gli scarti biologici: farmaci assunti da persone e animali che, attraverso urina e feci, si riversano nei sistemi idrici, inquinando così fiumi e mari. Infine, lo smaltimento scorretto dei farmaci non utilizzati o scaduti contribuisce a questo disastro ambientale. Questi residui si accumulano negli ecosistemi, con effetti che non si fermano solo alla fauna selvatica: le sostanze attive dei farmaci possono entrare nella catena alimentare, con potenziali rischi per la salute umana.
Ad oggi, le sostanze chimiche presenti nei farmaci non vengono completamente eliminate dai sistemi di trattamento delle acque reflue, quindi finiscono inevitabilmente negli oceani. Qui, si accumulano e colpiscono non solo le specie acquatiche, ma anche l’intero equilibrio ecologico, incidendo sulla biodiversità.
Vista la situazione, gli scienziati hanno lanciato l’allarme: se non si interviene rapidamente con nuove tecnologie e una gestione più responsabile dello smaltimento dei farmaci, rischiamo un futuro in cui la catena alimentare marina sarà irrimediabilmente compromessa. L’Unione Europea, in tal senso, non potrà di certo chiudere un occhio al riguardo.
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