Sempre più specie sia animali che vegetali sono a rischio di estinzione: cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi anni.
Ormai da decenni gli scienziati ci mettono in guardia sui cambiamenti climatici e sui rischi ad esso connessi. Fra questi c’è anche il pericolo che numerose specie animali e vegetali finiscano per estinguersi. Si tratta di un rischio che si fa via via più concreto a causa dell’inquinamento e delle conseguenze derivanti dalla presenza di specie invasive e dalle attività illecite dell’uomo.
Secondo l’Organizzazione Internazionale per la Conservazione (IUCN), oltre 45.000 specie sono attualmente in via di estinzione. Un numero davvero preoccupante, soprattutto se letto in relazione ai dati dello scorso anno. Nel 2024, infatti, si registrano 1.000 specie a rischio di estinzione in più rispetto al 2023.
Specie in via d’estinzione in aumento: quali sono le piante e gli animali maggiormente a rischio
Come abbiamo anticipato poco fa, per alcune specie di piante e di animali il rischio di estinzione si sta facendo sempre più concreto. Nel corso dei prossimi anni, infatti, potrebbero scomparire diversi esemplari con gravi conseguenze per tutto il Pianeta.
Ad oggi a correre i maggiori pericoli sono i cactus Copiapoa, originari del deserto costiero di Atacama, in Cile. Queste piante sono molto richieste sia in Europa che in Asia come elementi decorativi, perciò vanno ad alimentare il commercio illegale al dettaglio e sui social network, dove pullulano gruppi di appassionati e commercianti che espongono e vendono questa particolare varietà di cactus. Secondo il rapporto IUCN, l’82% delle specie è ora a rischio estinzione, con un aumento del 55% rispetto al 2013.
L’IUCN ha inoltre sottolineato come negli ultimi anni i contrabbandieri e i bracconieri siano riusciti a favorire il commercio dei cactus Copiapoa perché hanno potuto accedere con più facilità all’habitat delle piante grazie alle strade e all’espansione delle abitazioni nell’area di Atacama.
“È facile distinguere se i cactus Copiapoa sono stati rubati o coltivati in una serra”. Ha detto senza troppi giri di parole Pablo Guerrero, membro dell’Organizzazione. “Le Copiapoa hanno una tonalità grigia e sono ricoperte da una patina dall’aspetto polveroso che protegge le piante in uno dei deserti più aridi della Terra, mentre le piante coltivate appaiono più verdi”.
Ma non finisce qua, perché ci sono anche tantissime altre specie a rischio estinzione. L’aggiornamento del 2024 evidenzia che anche l’elefante asiatico del Borneo corre lo stesso pericolo dei cactus Copiapoa. Al momento ne rimarrebbero solo un migliaio di esemplari allo stato selvatico. La popolazione è di fatto diminuita negli ultimi 75 anni, principalmente a causa dell’intenso disboscamento delle foreste del Borneo, delle attività di bracconaggio, dell’esposizione a prodotti agrochimici e degli incidenti stradali.
La lista dello IUCN include, inoltre, i rettili endemici – la lucertola gigante e lo scinco – nelle isole Canarie e a Ibiza, per via della predazione da parte dei serpenti invasivi. Al contrario, è stata invece recuperata dal rischio di estinzione la lince iberica. Grazie agli sforzi compiuti dalla comunità scientifica, questa specie è passata da62 individui maturi nel 2001 a 648 nel 2022. Mentre ora ce ne sono più di 2.000. Questo caso dimostra che è ancora possibile fare un’inversione di rotta, ma è necessario l’impegno di tutti.