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TFR agli eredi a quote e in alcuni casi si perde, la triste verità poco conosciuta

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Giuseppe F.

E sì, la legge prevede situazioni in cui il TFR si perde del tutto o non può essere ereditato completamente dagli eredi.

Il trattamento di fine rapporto (TFR) è un diritto che i lavoratori accumulano durante il loro periodo di impiego. Il datore di lavoro accantona ogni mese una certa quantità di denaro per il lavoratore (il 7,4% della retribuzione lorda annuale). La somma di questi importi viene poi corrisposta al lavoratore alla fine del rapporto di lavoro. E poco cambia se questa fine sia dovuta a licenziamento, dimissioni, pensionamento o morte. Ecco, quando il lavoratore muore, per esempio, il TFR viene distribuito tra gli eredi legittimi in base alle quote ereditarie stabilite dal Codice Civile.

TFR agli eredi: così si perde! – expo2015notizie.it

Non è sempre così. Ci sono infatti alcune fattispecie in cui il TFR si perde. Nel senso che può decadere come diritto e quindi non può più essere ereditato completamente dagli eredi. Di base ci sono tre casi generali in cui il TFR può essere perso.

Il primo è quello dell’assenza di eredi. Infatti, se il lavoratore deceduto non ha eredi, il TFR non può essere ereditato e quindi si perde (se lo prende lo Stato). L’altro caso è quello, non così diffuso, della rinuncia all’eredità. Succede quando gli eredi rinunciano all’eredità, compreso il TFR, in alcuni casi specifici (ma non per esempio quando l’eredità è gravata da troppi debiti, dato che il TFR non rientra nei beni testamentari). Il terzo caso è quello della prescrizione. Se non viene richiesto entro un certo periodo di tempo (per la legge, dieci anni), il diritto al TFR può prescriversi e non essere più recuperabile!

Eredi a quote e TFR: quando il diritto si perde

Quando ci sono eredi, il TFR viene distribuito tra di loro in base alle quote stabilite dalla legge. Tali quote non sono fisse ma possono variare a seconda della relazione con il defunto. Quindi bisogna capire se il defunto era coniuge, genitore, figlio, fratello, eccetera. La fattispecie è indicata dall’articolo 2122 del Codice Civile, secondo cui alla morte del dipendente il datore di lavoro del defunto deve corrispondere il TFR al coniuge, poi ai figli, e in loro assenza ai parenti entro il terzo grado (se conviventi e a carico del lavoratore) e agli affini entro il secondo grado (sempre se conviventi e a carico del lavoratore).

Soldi del TFR agli eredi: cosa dice la legge – expo2015notizie.it

E se questi soggetti indicati non ci sono, l’indennità del TFR deve essere distribuita secondo la successione legittima o il testamento. Comunque, la rinuncia all’eredità non pregiudica il diritto a ricevere una quota del trattamento. E allo stesso modo l’accettazione del TFR non comporta l’accettazione dell’eredità e dei suoi debiti. Di base, il lavoratore non ha completa libertà nel lascito del trattamento: anche se compila un testamento non può decidere di destinare il TFR a Tizio o Caio ignorando le quote.

Se alcune di queste persone indicate come possibili beneficiari dalla legge (oltre a coniuge e figli) sono presenti non è possibile decidere autonomamente sull’eredità del TFR. Un testamento, allora, non sarebbe nemmeno preso in considerazione per la ripartizione del TFR. E dunque? Fondamentalmente, è importante essere informati su questi aspetti per garantire che i diritti siano rispettati e che gli eredi sappiano come procedere per ottenere il TFR in caso di decesso del lavoratore.

Giuseppe F.

Napoletano che vive e lavora a Roma ma tifa Inter. Scrivo per professione e diletto. Ho collaborato con varie riviste culturali e siti online, corretto bozze ed editato o riscritto libri. Mi piacciono la filosofia medievale, i film horror anni ’70 italiani e la musica krautrock. Idolo calcistico: Ivan Zamorano.

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