Arrivare tardi al lavoro può portare a subire un licenziamento? La legge parla chiaro, ecco cosa come fare per evitarlo.
Il rispetto dei ruoli e degli orari non può che essere fondamentale in ogni professione, spesso vengono specificati anche nel contratto che si firma al momento dell’assunzione, così da evitare fraintendimenti. Essere puntuali rappresenta una componente fondamentale per ogni dipendente, è anche da questo che un datore di lavoro valuta la sua scelta quando ha deciso di puntare su una persona.
Non sempre purtroppo questo avviene, non sempre per volontà del dipendente. A volte infatti si può arrivare tardi a causa dei mezzi pubblici che si utiizzano per arrivare a destinazione o per un incidente che può avere creato ingorghi lungo il percorso, in altri casi c’è un vero e proprio menefreghismo, con la convinzione che questo comportamento non avrà conseguenze. Ma alla lunga questo può portare al licenziamento?
Avere un lavoro può essere importante un po’ per tutti, così da vivere tranquilli e riuscire a gestire tutte le spese previste. Questo vale ovviamente sia per chi vive da solo e non ha altro sostentamento, sia per chi ha una famiglia da mantenere, con relativi costi fissi a cui ottemperare. E’ anche per questo che è praticamente impensabile rifiutare un contratto a tempo determinato, con la speranza che sia poi rinnovato.
Ci sono però dei comportamenti che possono essere considerati in maniera negativa da ogni imprenditore, che sarebbe bene ridurre al minimo, se non addirittura evitare. Uno di questi è il mancato rispetto degli orari, nessun datore di lavoro guarda in maniera positiva un dipendente che tende ad arrivare in ritardo, ovviamente anche i colleghi pur non avendo possibilità di sindacare su questo. Si dovrebbe innanzitutto pensare quanto un modo di agire simile sia dannoso per l’agenda stessa, in modo particolare se si svolge un compito in una catena di montaggio, non essere puntuali crea problemi anche agli altri componenti del team. C’ il rischio concreto che questo possa portare a subire un licenziamento?
Questa è ovviamente l’ipotesi che tutti vorrebbero evitare, soprattutto perchè non si hanno certezze su quando si avrà modo di trovare un altro impiego. Effettivamente i ritardatari commettono un inadempimento contrattuale, visto che gli orari (vale anche per chi fa turni che possono variare a seconda dei giorni) sono indicati nell’accordo sottoscritto. C’è quindi il rischio concreto di aandare incontro a sanzioni disciplinari, anche piuttosto gravi.
In genere tendono a essere “perdonati” ritardi di pochi minuti, soprattutto se sporadici e legati a motivi involontari. In questa categoria quelli dovuti a eventi imprevedibili, come un forte malessere, o quelli di forza maggiore, come un treno che non è arrivato quando previsto. E’ comunque indispensabile avvertire il prima possibile e spiegare le motivazioni. Le contestazioni disciplinari possono essere evitare se si riesce a dimostrare cosa abbia portato ad agire in questo modo.
E’ invece piuttosto difficile farla franca se non si giustifica mai il proprio ritardo o se tutto si verifica con cadenza regolare. In alcuni casi il datore di lavoro può chiedere di recuperare e restare oltre l’orario, se invece si considera l’orario una violazione disciplinare c’è una procedura ben precisa da seguire. Si deve innanzitutto effettuare una contestazione in forma scritta, da inviare per raccomandata o consegnandola a mano, a quel punto la passa al lavoratore, che ha cinque giorni di tempo per rispondere.
Secondo i contratti collettivi, gli effetti possono essere di vario tipo, in maniera graduale si va dal rimprovero verbale o richiamo scritto, passando per multa, sospensione dal lavoro e/o della retribuzione), fino al licenziamento. Avvertire tempestivamente e giustificare i ritardi non possono quindi che essere azioni fondamentali se si vuole evitare di perdere il posto.
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