Con la crisi economica in Italia, le carriere lavorative sono discontinue e si accumulano tanti contributi figurativi dovuti ai periodi disoccupazione, ma penalizzano la pensione?
Una recente sentenza ha ribaltato le decisioni INPS, attualmente in vigore, stabilendo nuove regole sulla contribuzione figurativa a favore dei lavoratori.
Il caso esaminato dalla Corte riguarda la pensione anticipata che richiede, in base all’attuale normativa, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età anagrafica.
Una recente sentenza della Cassazione n. 24916 del 17 settembre 2024, ha dato torto all’INPS sulla validità dei contributi figurativi per il pensionamento anticipato.
In effetti, la Corte è intervenuta in merito alla validità dei contributi figurativi in aggiunta a quelli effetti per l’accesso alla pensione anticipata in base alla riforma Fornero.
Secondo la normativa INPS per accedere alla pensione anticipata è richiesto un requisito di almeno 35 anni di contribuzione effettiva. Per contribuzione effettiva si intende le giornate effettivamente lavorate. Precisiamo che la contribuzione figurativa è maturata nei periodi di assenza lavorativa, come: la disoccupazione; la malattia; la maternità; il congedo straordinario di due anni in qualità di caregiver; la cassa integrazione; eccetera.
La Corte ribalta questo concetto e parla di anzianità contributiva senza distinzione di versamenti effettivi e figurativi per l’accesso alla pensione anticipata. Precisa che: “la legge numero 214 del 2011 all’articolo 24, comma 10, prevede l’accesso alla pensione anticipata se risulta maturata un’anzianità contributiva di 42 e un mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne (nel 2024 è 42 e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne). La contribuzione figurativa può integrare i presupposti del pensionamento, qualora nel sistema normativo, al comma 11 (che prevede l’accesso alla pensione con il requisito anagrafico oltre a quello contributivo) la minor contribuzione richiesta deve essere effettiva”.
Questo significa che tutti i contributi figurativi, a qualsiasi titolo accreditati dall’INPS, che generano di norma la maturazione di periodi di anzianità figurativa (finora erano esclusi, in quanto considerati non validi), possono essere considerati nel computo dei 35 anni minimi di lavoro effettivo.
Secondo la sentenza della Cassazione, i contributi figurativi contribuiscono a raggiungere la soglia che permette l’accesso alla pensione anticipata. Questa sentenza ribalta le decisione dell’INPS e apre la strada a molti lavoratori che, nel corso della loro vita lavorativa hanno avuto una carriera discontinua, con perdita del lavoro e di conseguenza periodi di disoccupazione indennizzata coperta da contribuzione figurativa.
Ricordiamo che le sentenze non sono legge, ma il più delle volte vengono recepite dall’INPS e inserite nella normativa vigente. Sicuro questa sentenza aprirà la strada a potenziali ricorsi.
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