Con la ripartenza degli scatti per l’aspettativa di vita si andrà in pensione tre mesi più tardi rispetto le attuali condizioni.
Dal 2027 si tornerà a considerare l’aspettativa di vita per definire l’età di pensionamento e le previsioni stimano un’attesa iniziale di tre mesi che negli anni, però, crescerà fino a diventare di anni per i lavoratori di oggi più giovani.
Come si prevede il futuro pensionistico in Italia? Ad oggi solo problemi e cambiamenti negativi si intravedono all’orizzonte a causa di diverse problematiche. La nostra nazione si trova a fare i conti con l’invecchiamento della popolazione, con l’inverno demografico, con le scarse risorse a disposizione del Governo e la reale possibilità che tra qualche decina di anni non ci siano i soldi per pagare le pensioni. Bisogna, dunque, rimboccarsi le maniche ora e trovare delle soluzioni per impedire il tracollo del sistema previdenziale.
Nella Legge di Bilancio 2025, dunque, non aspettiamoci alcuna novità positiva per i lavoratori. La Riforma delle pensioni, se ci sarà, difficilmente sarà come desiderata dagli italiani. Ad esempio l’idea di scivoli di pensionamento anticipato strutturali e convenienti senza grossi tagli sull’assegno è da cancellare subito. Il Governo cercherà di spingere i lavoratori a rimanere al proprio posto di lavoro il più a lungo possibile.
Aumentano le aspettative di vita e cresce l’età pensionabile
Indipendentemente da come sarà strutturata la Riforma delle pensioni ciò che è certo è che dal 2027 ricominceranno gli scatti legati all’aspettativa di vita. Ad oggi la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni di età con 20 anni di contributi maturati. Dal 2027 si dovranno aspettare tre mesi in più per il pensionamento ossia 67 anni e tre mesi. Nel 2029 lo scatto porterà ad un’età anagrafica di 67 anni e sei mesi che nel 2031 salirà a 67 anni e 9 mesi. Infine, dal 2051 si andrà in pensione a 69 anni e sei mesi.
Sono stime effettuate sulla base dell’aggiornamento della speranza di vita ISTAT. Il Covid ha provocato un freno della speranza di vita ma ora la situazione è tornata alla normalità e, di conseguenza, il sistema previdenziale dovrà essere rimodulato secondo la nuova tendenza. Tendenza che tiene conto anche del calo demografico, della progressiva riduzione della popolazione, delle carriere discontinue che incideranno negativamente sul calcolo del montante contributivo dei lavoratori nel momento in cui vorranno andare in pensione. In conclusione, tra pochi anni si andrà in pensione più tardi ma l’assegno non subirà aumenti anzi, il calcolo contributivo incrementerà sempre più la differenza tra stipendio e pensione.
