Il sistema di calcolo della pensione contributiva è penalizzante per i lavoratori. Scopriamo qual è il motivo dello svantaggio economico.
I lavoratori sono preoccupati, sanno che avendo iniziato a lavorare dopo il 1996 la pensione verrà calcolata con il metodo contributivo, penalizzante rispetto quello retributivo e misto. Significa che potranno contare su un importo dell’assegno più basso rispetto lo stipendio.
Il momento della pensione dovrebbe essere visto come una liberazione da un impegno quotidiano che per anni ha comportato l’uso di una sveglia, la collaborazione con colleghi, la dipendenza da un capo o la ricerca costante di clienti se autonomi. Con il pensionamento tutto questo finisce, ogni mese si riceverà un assegno mentre si gode il meritato riposo. Una visione idilliaca spesso rovinata da una certezza.
L’importo della pensione sarà nettamente inferiore rispetto a quello della retribuzione e potrebbe non essere sufficiente a garantire la qualità di vita desiderata. Milioni di pensionati vivono oggi con la pensione minima e la stima della pensione media nel primo trimestre 2024 è fissata a 1.225 euro al mese. Le previsioni per il domani sono pessime anche a causa del sistema di calcolo contributivo che pian piano rimarrà l’unico utilizzabile.
Il calcolo contributivo è applicato ai pensionati che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 e, dunque, hanno cominciato a versare i contributi da questa data. Non solo, ci sono scivoli pensionistici come Opzione Donna e Quota 103 che prevedono il sistema contributivo per tutti i lavoratori che li utilizzano, indipendentemente da quando hanno iniziato a lavorare. Per chi ha maturato contributi prima del 1996 la penalizzazione sarà maggiore essendo il calcolo contributivo svantaggioso rispetto quello retributivo e misto.
Il metodo di calcolo prevede di conteggiare la retribuzione annua e calcolare i contributi di ogni anno di lavoro in base all’aliquota di computo (33% per i dipendenti, dal 24% al 34,23% per i lavoratori autonomi e liberi professionisti) al fine di individuare il montante contributivo individuale. Questo si calcola sommando i contributi di ogni anno rivalutati in base al tasso annuo di capitalizzazione.
Una volta trovato il montante si dovrà applicare il coefficiente di trasformazione che varia in base all’età di uscita dal mondo del lavoro. Più si attende più il coefficiente sarà alto e dunque maggiore sarà l’importo della pensione. Essendo il sistema contributivo basato principalmente sui contributi e sull’età di pensionamento si capisce come sia facile perdere molti soldi sull’assegno scegliendo di lasciare in anticipo il mondo del lavoro e avendo una carriera lavorativa discontinua.
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